laughing to keep from crying
Qualche tempo fa, ritrovandomi alquanto depressa e scoraggiata, e le pasticche per l’autostima il supradyn e i bastoncini findus non avendo alcun effetto sul mio umore, ho pensato di recarmi all’Irish Film Festa, unico festival italiano sul cinema irlandese, a darmi arie di cultura e intelligenza, mossa dal principio che, se l’appetito vien mangiando, l’autostima, quella cosa sconosciuta di cui mi hanno parlato, dovrebbe venire facendo le cose che ti piacciono e che ti fanno stare bene. Attenzione però, o tu blogger che non sai i fatti di psicologia, attento a scegliere bene la tua attività che ti salverà dalla lacrimuccia facile, non ti cimentare nel bungy jumping se soffri di vertigini, non iscriverti a un corso di scrittura creativa se hai sempre preso cinque al tema di italiano, non darti al karaoke se sei stonato…deve essere una cosa che insomma sai fare già più o meno bene e ti faccia distrarre. Questi fatti di psicologia si possono sapere non solo frequentando l’officina per un tempo imprecisato, ma anche frequentando il corso di psicopedagogia a quella famigerata scuola per diventare insegnanti che è la ssis, che però voi se volete frequentarla, vi dico subito che ora è troppo tardi, l’hanno chiusa. Però se l’avevate frequentata prima di fare i vostri anni imprecisati di officina, queste cose le sapevate di già e vi risparmiavate un po’ di denari. Che poi il problema, sapevatelo, non è di saperle ma di metterle in pratica, perché, sapete, tanto e tanto tempo fa, per un certo periodo, prima di andare in un’officina seria, io mi leggevo i libri di vittorio albisetti, sì avete capito bene, ahimè, vittorio albisetti, che la mia coinquilina ce li aveva quasi tutti e ce li leggevamo insieme e ci dicevamo o com’è bravo lui ha capito tutto, o come ne sa lui di donne nessuno mai o come mi descrive bene sono proprio io, però il problema dei libri di vittorio albisetti era che ti spiegava benissimo come stavi e perché e che probabilmente era perché da piccolo eri caduto e tua madre non ti aveva raccolto subito ma dopo due secondi, e tu ti sei sentito abbandonato, oppure che tua madre ti dava l’olio di fegato di merluzzo perché, povera figlia mia, eri piccola e racchia e ti ci volevano le proteine per crescere ma a te l’olio di fegato di merluzzo ti faceva schifo e ancora non l’hai superata questa cosa di quanto schifo ti faceva, e allora te che non c’hai altro da fare nella vita allora hai deciso di rovinartela tutta quanta per questo motivo qui: e allora è per questo che ti leggi vittorio albisetti e ti senti molto capita e compresa. Ma, dicevo, il problema è che vittorio non ti dice con tutta questa robbba che ci devi fare, cioè dopo che ti ha fatto la sua bella diagnosi e ti ha fatto sentire tanto amata, il libro finisce. Punto, ciao. Comprati anche quell’altro libro.
Come quell’altra signora che non ho mai capito se era una psicologa o una maestrina in pensione che non sapeva come passare il tempo e che insomma mi ascoltava, qualche annetto fa, in un consultorio di volontari che io ci andavo perché appunto non si pagava, ma poi mi è rimasto il dubbio del grado di professionalità di suddetta officina, che ogni volta che mi pareva di dire qualcosa di sensato e mi pareva che stavo raggiungendo l’illuminazione e le dicevo: e insomma allora che devo fare in questo caso? Cioè, è arrivato il momento topico della risposta ai miei problemi: come agire? Ho capito cos’ho, mo che faccio? E lei mi rispondeva con un flemma che volevo tirarle addosso la poltroncina: “ehhhhhh bisogna lavorarci, bisogna lavorarci molto”. Allora te capisci che sapere qual è il problema non ti serve a niente, ti ci vuole anche di risolverlo. Allora se hai tempo e denaro, soprattutto denaro, vai in un’officina, dove ti danno quattro martellate in testa, però alla fine, molto molto alla fine, loro ti riparano e tu stai meglio, anche se c’hai il portafoglio molto più sgonfio.
Comunque tutto sto discorso era solo per dire che l’altra settimana ero andata al festival del cinema irlandese che era alla casa del cinema a villa borghese a darmi arie di coltura e intelligentsia, che pure il taccuino spocchioso per prendere appunti mi ero portata. E pure la mia amica, quella che ancora mi pensa credibile, mi sono portata, per sentirmi un po’ così, una di quelle che vanno alle rassegne cinematografiche, e ne sanno e hanno sempre quell’abbigliamento alla film di Bertolucci, con la sciarpa colorata, e il cappotto di lana cotta e i capelli scarmigliati ma bellissimi. E durante la conferenza, ragazzi se ho preso appunti! Mi sono scritta tutto, però la domanda non l’ho fatta, mo non esageriamo, che voi già lo sapete che io e prendere la parola in pubblico, non andiamo molto d’accordo, non andiamo d’accordo per niente. E quindi niente domanda.
Però durante la conferenza è successa una cosa. È successo che a un punto sono entrati quattro senza tetto. A distanza di pochi secondi l’uno dall’altra, quasi per non dare nell’occhio, sono entrati e si sono seduti in quattro punti diversi del teatro. Uno poverino è senza faccia. Lo vedo qualche volta nella metro B. Comunque non è importante questa cosa che non ha la faccia. Loro stavano lì un po’ nel loro modo. Cioè, un po’ parlavano da soli, un po’ si guardavano in giro ruttando, un po’ si stendevano sulla poltroncina. Era pittoresco vederli in quel posto lì, a una conferenza poi, che dici, di solito ci vedi i professoroni, gli esperti di cinema, e quelle giù di morale che hanno bisogno di una siringhetta di autostima. Che ci facevano loro lì? Con le guardie appostate ai lati del teatro, poverini, che appena appena facevano una mossa falsa, quelle li arrestavano subito.
Poi, finita la conferenza ho sentito una guardia che diceva a quello senza faccia: Non ci devi venire qui, hai capito, non ci devi venire! E lui, farfugliando, perché forse non ha nemmeno la lingua, diceva: il film, il film quando è il film? E allora ho capito che loro ci erano venuti, perché, vai a capire come, avevano scoperto che alla casa del cinema danno i filmi aggratis e per loro che non ci hanno un quattrino in tasca, nemmeno per andarci al cine, che in effetti tra un po’ non ce li manco io i soldi per andarci, loro ecco volevano vedere un film aggratis, volevano. Che poi, che film volete che diano alla casa del cinema in una rassegna di cine irlandese? Mo, a me magari piace, ma non è che sia proprio il filmone americano super coinvolgente, a volte sono delle mazzate pazzesche. Però per loro è l’occasione di andare al cine!
Peccato che sono capitati alla conferenza su Joyce….