Buttatemi via.

Questo agosto è contrassegnato da:
– stesura paper (perchè quando sei alle elementari lo chiami ‘pensierini’, alle medie  ‘composizione’, alle superiori tema, all’università ‘tesina’, alla laurea ‘tesi’, alla siss ‘relazione’, al phd ‘paper’, ma è sempre la stessa cosa).
– complessi di colpa di vasta gamma e misura, ce n’è per tutti i gusti, accorrete amici, approfittate dei saldi in corso, e della vasta scelta di senso di colpa che si svendono: sono gli ultimi giorni, accorrete! se studio, perchè non vado al mare, se vado al mare perchè non studio, se sto nella palude veneta con la mia famiglia perchè non sto in quell’altro posto di mare a fare la compagna’, se sto a fare la ‘compagna’ perchè non sto nella palude veneta dai miei nipoti, se mi compro i vestiti spendo troppi soldi, se non me li compro vado in giro come una stracciona, se sto da sola a casa, che palle, se esco con degli amici, che palle gli amici. volete che continui? no, dai.
– lettura di Middlemarch di George Eliot e ieri ho cominciato Guerra e Pace, possibilmente al mare di sera, come già vi dissi.
– ansie anch’esse varie e diversificate, ce n’è di qualunque sfumatura e di qualunque densità, grasso che cola, amici! prevalentemente ansia da imminente fine estate, rientro in città, inizio scuola, incontro colleghe e preside e vicepreside; ripresa transumanza venezia- roma settimanale.
– sane bevute di vino rosso, prosecco e spritz.
– pensieri vagabondi e prevalentemente orfani di padre e madre, nel senso che non mi prendo la responsabilità della loro esistenza, transumano anch’essi rimbalzando da un lato all’altro del mio cervello come una pallina da ping-pong. Facessero pure, c’è spazio.
– gelosia in formato tascabile, sempre pronta all’occorrenza come un coltellino svizzero, affilato possibilmente.

Il problema dello studiare non è tanto quello di rimanere seduti fissi ad una scrivania a leggere mentre fuori infuriano 40 gradi all’ombra e tu soggiorni in una ridente cittadina di mare dove tutti ti sembrano felici e spensierati e il sole che tramonta sul mare è così bello da togliere il fiato e le parole. Il problema non sarebbe quello dopo tutto. Al mare ci si può andare la sera alle sei mezza le sette quando la gente se ne va, e rimani solo tu,il mare, il libro,  la spiaggia vuota, il tramonto. Le onde. Il silenzio. Dopo tutto un paio d’ore al mare dopo aver fatto il proprio dovere ci si può andare tranquillamente.
E il problema dello studiare non è quello che studi, che per fortuna è interessante e mi piace. Il probelma dello studiare e consiste nel correlato di pensieri che viscidamente si appendono sul retro della tua mente come ragnatele impolverate, e che lì dimorano, immobili e impercettibili, ma tuttavia presenti e persistenti, come ragni in cerca della loro tana. Durante lo studio il pensiero si sdoppia, non si dedica solo alle pagine davanti a sè. mai. Ci sono sempre diverse altre direzioni minori, sentieri poco calpestati, molto bui, in cui il pensiero si smarrisce,  distratto dalla concentrazione dedicata allo studio. Sono luoghi oscuri e vuoti, silenziosi e desolati. Il pensiero si trasferisce là, lì si perde e lì si ferma, piagnucolando e confuso. Intanto io studio imperterrita. Non importa, non importa. Io studio. Ma pensieri remoti, lontani, smarriti nel chissà dove della mia mente chiamano, chiamano, chiedono di ritrovare la strada, di ritrovare il sentiero. 
Che confusione qui dentro. Come si fa a studiare con tutto questo rumore?

Conta fino a dieci per mille volte consecutive.

Bisogna sempre valutare i pro e i contro quando si torna, misurare le possibilità, fare i conti con ricordi rimorsi rimpianti. Tenere a freno la lingua  la rabbia la paura. Respirare a fondo. Contare fino a dieci. Mettere sul piatto i fattori positivi del ritorno. L’odore del mare. la bicicletta, il tramonto. I nipotini. L’aria condizionata.

Avere ritmi prestabiliti. Andare al mare, studiare, svegliarsi presto. Parlare poco. Non parlare affatto. Lamentarsi poco. Non lamentarsi affatto.

Non rompere equilibri precari, non sedersi su fili laceri da anni. Non interrompere flussi con traiettorie stabilite secoli fa e mai deviate. Fluidi, milza, bile. Non soffocare, annegare, strozzare. Stare calmi.

La calma è tutto. La calma è bella.

Non rispondere male mai. Il silenzio è d’oro.