Disappear

some things never disappear

they just hide somewhere away

wait for things to be clear

and wish that everything could stay

 

Yet they watch things as they are

think that something went so bad

that they had to run this far

or eternally be sad

 

now it’s time to be strong

to find a way to go on our own

to accept sometimes we are wrong

and see what else we should have known

 

I have learnt to let it be

‘cause all things change and yet remain

silence comes and makes us see

that we haven’t loved in vain

plin plin

Mercoledì verso le quattro di mattina, un non ben identificato plin plin mi sveglia. Niente paura, si tratta solo del rumore di una gocciolina, che costante e sicura di sé, cade sulla tastiera del mio computer. Certo, dove altro poteva farsi strada la coraggiosa gocciolina? Guadagnando forza e determinazione, la gocciolina si è trasformata in una pittoresca pioggia dentro la camera da letto. E’ stato bellissimo, sembrava di dormire all’aperto. E’ venuto il muratore, sì lui, il poeta con la erre moscia. Ha detto con il suo accento dolcemente est europeo: ” Qui combattiamo con i mulini a vento, anzi no, solo con i mulini, perché di vento non ce n’è” e si è messo a scalpellare il soffitto provocando un buco grosso come un tombino. Ma questo muratore non fa altro che farmi buchi dentro la casa! Mi Rrraccomando metti un secchio, mi ha detto. E se n’è andato. Metti un secchio. Già. E ricordati di svuotarlo due volte al giorno. Non risolveranno il problema a breve, pare che il terrazzo sopra di noi sia da rifare da cima a fondo.

Considerando che in cucina e in cameretta ha piovuto fino all’altro ieri, che la stanza che, vi ricordate, volevo pitturare è rimasta con i mobili spostati ed in uno stato di generale e pietosa devastazione, e che ora c’è un buco sul soffitto di camera da letto, mi è sembrato che forse sarei riuscita a non sentirmi in colpa se avessi chiamato il proprietario per dirgli che abbiamo finito le stanze a disposizione e, cercando di non passare dalla modalità ‘gentilezza servile’ alla modalità ‘isterico-esasperata’ che mi contraddistinguono senza soluzione di continuità, ho pensato bene che la cosa migliore sarebbe stato di minacciarlo.  Detto fatto, ha funzionato! Domani altri muratori, con una minore verve poetica temo, verranno a sistemare la stanza pietosa. Il buco invece non troverà soluzione per ora, mi hanno consigliato di metterci un cartoncino con lo scotch perché non si veda. Se avete soluzioni migliori, proposte sono ben accette.

spedizione autopunitiva con picchi di acuto benessere

Ammirate la costanza, la tenacia, la perseveranza della piccola dottoranda in stato di ansiosa sollecitudine. In preda al timore di non riuscire ad accordare gli attuali equilibri sonno-veglia con l’impellenza dell’arte della scrittura, la piccola dottoranda ha attuato un piano invincibile, vincente, direi quasi al limite del masochismo: ha chiamato l’amica tedesca, l’amica carrarmato, l’amica qui-c’è-da-studiare-non-perdiamo-tempo! L’amica dal ritmo fagocitante le ha dato appuntamento alla stazione termini alle ore nove e zero dieci, e qui non c’è borocillina, non c’è insonnia, non c’è moccichino che tenga: notate l’audacia! La piccola dottoranda smarrita ma determinata e la sua compagna germanista dalle mille risorse sono andate in una biblioteca comunale vicino piazza venezia, la rispoli. Ovviamente le due hanno ripreso il filo del discorso esattamente dove l’avevano lasciato in Germania: ore di studio matto e disperatissimo alternato a chiacchierate forsennate di altrettanta lunghezza. Si sono concesse la pizza al forno di Campo de’ Fiori e il caffè da Sant’Eustachio, le piccole soddisfazioni della capitale, e se qualche poveraccio di Roma in cerca di informazioni sulla tisi è capitato qui per sbaglio, potrà senz’altro apprezzare la qualità della scelta. Certo le ore post-prandiali sono state un tantino drammatiche, con la testa che cadeva sul computer e il caldo che ronzava nelle orecchie, e la tosse che disturbava tutti, però è stata un’esperienza bellissima che spero di ripetere dom..lun… la pross settim…fra due settim… il mese prossimo! O insomma, almeno a tosse passata e ciclo sonno-veglia ristabilito a normalità.

Il fatto è che studiare a casa ha i suoi lati positivi. Prendete ora, che non sto studiando, ma sono al computer. Sono in pigiama con le gambe accavallate a mo’ di yoga, che alla rispoli non è che potrei proprio stare così, c’è la musichina di sottofondo, accanto a me c’è un bicchiere di birra, e un piattino con delle tartine con la salsa di olive e la salsa di funghi, e  scusate, ma ora devo tornare in cucina a riempire sia il bicchiere che il piattino.

Forse se non l’avevate capito dai post precedenti, sicuramente non mancherete di arrivarci con questo post benaugurante un nuovo anno a tutti: non amo molto le vacanze natalizie

Mi infilo in questo 2013 vestita di stracci, circondandomi di borocilline per la tosse, cospargendo malumore chi pijo pijo, e autopunendo la mia capacità di autodeterminazione con viaggi in treno non esattamente programmati, fughe verso la solitudine romana e borse non richieste sotto gli occhi. Buon anno a tutti.

Rientrata a Roma dopo una sorta di rocambolesca fuga da me stessa, ho diciamo così, programmato questi due tre giorni di studio forsennato, studio che è stato per così dire eletto a elemento scaccia-ansia, portatore di ordine interiore ed esteriore, pace dell’anima e armonia con parenti amici fidanzati e professori tutti. Il programma prevedeva sveglia presto, entro le otto, ascolto di pagina tre durante la frugale e breve colazione, velocissima riordinata dei locali domestici al fine di garantire un ambiente armonico e ordinato che riflettesse lo stato d’animo del diligente  studioso e, finalmente, dopo giorni di nostalgica sofferenza, l’ambito trono: collocazione alla dolce scrivania su cui riposano le amene carte dei miei studi dottorandeschi.  Sì, questo il programma. L’attuazione del suddetto è ben altra cosa. Si dia il caso che in questi ultimi giorni io sia riuscita spostare un tantino in avanti il ritmo del sonno così, pur essendo andata a letto molto presto per favorire il buon ritmo di apprendimento del discente compunto, mi sia di fatto addormentata ben oltre le tre. Ça va sans dire, la sveglia alle ore otto è stata ignorata, e preferita a una ben più volgare sveglia alle ore diecietrenta, l’infervorante riordinata interiore ed esteriore è stata sostituita a una scialba e oziosa passatina di spugnetta qui e là, e l’inizio del solenne e onorevole studio è stato ritardato alle ore mezzogiorno, cinque minuti dopo il quale ho ritenuto opportuno mettermi a cucinare per il pranzo.

Ma non temete. Sto prendendo il ritmo.