(Quasi) finita la fase della piccola dottoranda fiammiferaia inizia ora quella del diario intimistico. Ovvero, agonizzo ma proseguo.

Non sento il Natale e non sento neppure la fine dell’anno. Mi interesso di blog di mamme italiane e americane che nei loro blog celebrano, ringraziano, ironizzano sulla bellezza della loro vita. Mi colpiscono, perché penso che dopotutto la vita con figli sia una vita alquanto ripetitiva monotona spossante e che sia difficile scriverne bene, in modo commovente, divertente, come se ogni momento fosse unico. E’ un linguaggio che mi manca. La lingua della celebrazione, del ringraziamento, della contentezza è una lingua che non mi appartiene. Non ne sono capace, non mi viene. Leggo i blog di queste mamme perché tento di assimilarne la semantica. Sono più naturalmente portata al reportage di sfiga dopo sfiga, alla cronistoria di paperino, alla lamentela travestita da barzelletta. Alla ripetizione in forme sempre nuove e diverse del mio senso di inadeguatezza alla vita.

Quest’anno, questo 2014 che termina oggi qui a Roma, in questo freddo glaciale, a casa nostra, noi due, con una cenetta a lume di candela, ha portato molte novità, e la maggior parte di esse non erano nemmeno cercate. Ci siamo sposati un tardo pomeriggio di luglio sotto una luce di mezza estate limpida e bagnata di sole. Siamo partiti per un viaggio lungo e avventuroso come li sogno io. E’ arrivata una convocazione di ruolo per lui che nessuno si aspettava. Abbiamo comprato casa. E il 23 dicembre, mentre spedivo copia della tesi ai due commissari per la discussione orale, ecco che mi telefonano altrettanto inaspettatamente per una convocazione di ruolo effettiva dal prossimo anno.

Cosa ci succede? Dove sono andati i muri gocciolanti, la cucina sbilenca, la precarietà perenne, lo stipendio part-time?

Non sento il Natale, e questo capodanno lo festeggeremo romanticamente in due, se non altro per l’influenza. Però allo scoccare della mezzanotte vorrei ripensare a tutto ciò che questo anno ci ha regalato e brindare con una scintilla di felicità in più, sperando di imparare presto a comunicarla su queste pagine.

Forse se non l’avevate capito dai post precedenti, sicuramente non mancherete di arrivarci con questo post benaugurante un nuovo anno a tutti: non amo molto le vacanze natalizie

Mi infilo in questo 2013 vestita di stracci, circondandomi di borocilline per la tosse, cospargendo malumore chi pijo pijo, e autopunendo la mia capacità di autodeterminazione con viaggi in treno non esattamente programmati, fughe verso la solitudine romana e borse non richieste sotto gli occhi. Buon anno a tutti.

Rientrata a Roma dopo una sorta di rocambolesca fuga da me stessa, ho diciamo così, programmato questi due tre giorni di studio forsennato, studio che è stato per così dire eletto a elemento scaccia-ansia, portatore di ordine interiore ed esteriore, pace dell’anima e armonia con parenti amici fidanzati e professori tutti. Il programma prevedeva sveglia presto, entro le otto, ascolto di pagina tre durante la frugale e breve colazione, velocissima riordinata dei locali domestici al fine di garantire un ambiente armonico e ordinato che riflettesse lo stato d’animo del diligente  studioso e, finalmente, dopo giorni di nostalgica sofferenza, l’ambito trono: collocazione alla dolce scrivania su cui riposano le amene carte dei miei studi dottorandeschi.  Sì, questo il programma. L’attuazione del suddetto è ben altra cosa. Si dia il caso che in questi ultimi giorni io sia riuscita spostare un tantino in avanti il ritmo del sonno così, pur essendo andata a letto molto presto per favorire il buon ritmo di apprendimento del discente compunto, mi sia di fatto addormentata ben oltre le tre. Ça va sans dire, la sveglia alle ore otto è stata ignorata, e preferita a una ben più volgare sveglia alle ore diecietrenta, l’infervorante riordinata interiore ed esteriore è stata sostituita a una scialba e oziosa passatina di spugnetta qui e là, e l’inizio del solenne e onorevole studio è stato ritardato alle ore mezzogiorno, cinque minuti dopo il quale ho ritenuto opportuno mettermi a cucinare per il pranzo.

Ma non temete. Sto prendendo il ritmo.

A Natale siamo tutti più buoni

Natale è arrivato e tutto il mondo è felice. Si accendono tante candele e si mette l’arrosto nel forno. Siccome è Natale l’arrosto non si brucia, tutti i regali sono azzeccati e tutti i parenti sono felici. Siccome è Natale, la vita è più bella, non si litiga più, ma ci si vuole più bene. Il giorno di Natale tutti sono felici di vedere i propri parenti e anche i parenti degli altri, del resto, a Natale siamo tutti fratelli ed è bello amare in nostro prossimo. A Natale abbiamo un sorriso sincero che ci sgorga dal profondo del nostro cuoricino, abbiamo i piedi puliti e siamo tutti impomatati e profumati. A Natale ci sfondiamo di cibo, ma che ci importa, l’importante è essere buoni ed avere acceso tutte le candele, anche quelle nel nostro cuore. Natale si cantano le canzoni del Natale, “quelli evetuo can dorne ve!” ma anche “ahiqua ntoti costola vermi a mato” ma anche “Last Christmas I gave you my heart” che da quando i miei studenti l’hanno cantata al concerto di natale io non riesco più a togliermela dalla testa. Ma è Natale, anche questo mi rende felice.

Domani io e tutti e sette i miei parenti saremo seduti allo stesso tavolo a farci gli auguri e mangiare i tortellini delicati. Mi porterò un taccuino per prendere appunti. Sono passati i tempi in cui mi dicevano: “Tu che non sei sposata, vieni qui, siediti sul trespolo vicino alla prozia di novant’anni che è zitella come te”, ma chissà, qualcosa potrebbe sempre saltar fuori.

natale. fa rima con letale. fa rima con fatale.

Per il seguente natale sono stati ideati piani infallibili e che presumono massima segretezza e incontrastrata astuzia, dunque, lo dico solo a voi. Per evitare picchi di tristezza a momenti di nervosismo acuto, la sottoscritta ha decretato che sotto mentite spoglie, grazie al suddetto piano, sarà in grado di non modificare la propria residenza rispetto all’attuale Longitudine 12° 29′ 00″ E  Latitudine : 41° 53′ 35″ N. Roma. 

La sottoscritta dovrà affrontare dure prove ed irti ostacoli, tempeste di neve e

duelli all’ultimo sangue, ma infine, vittoriosa, potrà trascorrere il giorno di

natale con addosso una tuta di pile, visto il freddo di questi giorni, davanti ad

una calda e confortevole tazza di te, con una pila di libri accanto a sè, e

qualche filmetto commedia americana anni 40 (anni ’30, già viste). In una

casa silenziosa e spolverata.
I ruggiti parentali verranno così assopiti: agli zii di roma verrà comunicato

che la sottoscritta trascorrerà l’ameno natale nel rifugio toscano dalla

famiglia dell’amata metà; ai parenti dell’amata metà verrà comunicato che la

sottoscritta trascorrerà il natale dai parenti di roma; ai familiari lagunari verrà

comunicata la storia del rifugio toscano. Mentre queste informazioni

attraverseranno chilometri e chilometri di linee telefoniche mescolate a

scambi di auguri, io penserò al natale di “mamma ho scordato l’aereo” e farò

un balletto in mio onore al tempo di “New York New York” (che ho fatto

ascoltare oggi ai miei studenti, ma era l’ultima ora non gli andava di fare

nulla mannaggia a loro).

Poi non vi preoccupate: siccome” Natale da sola capodanno si vola” , poi 

appunto volerò in Sardegna per il capodanno dalla mia amica bionda e riccia 

che nel frattempo ha fatto un figlio e allora vado a conoscerlo.

Insomma, un sardo natale a tutti.

(scusate questo post mi è venuto scritto strano, ma non mi va di mettere a

posto)

buon natale buon natale perchè sia quello vero e ti porti il sorriso e la gioia di un dono

il Natale è una festa che ormai si è molto perso il suo valore. Il Natale forse possiamo scriverlo con la lettera minuscola ormai. Il natale c’è chi parte e c’è chi resta. Il natale fa rima con fatale, fa rima con letale. Il natale è la festa dei bambini, così gli adulti hanno una scusa per non guardarsi, non conversare, non interagire. A natale i bambini portano la gioia. Gli adulti nel frattempo, si stancano, si stressano, gli viene la depressione natalizia, l’indigestione, e il crollo di stanchezza. A Natale c’è il pranzo di natale.

A casa mia il pranzo di natale comincia alle ore 16 del pomeriggio. A casa mia, quando si arriva a casa della zia all’una per il pranzo natalizio, suoni al citofono e a casa non c’è nessuno. La casa è vuota.  A casa mia rimani sotto casa di zia davanti al cancello chiuso sotto la pioggia con appresso il trolley dei regali per circa un’ora.
Oh, dove saranno tutti e sette i miei parenti?Ora vi spiego. L’anno scorso era successo che gli zii erano andati alla messa di mezzogiorno a s maria maggiore. Non lo sapevano che durava due ore e poi c’era da recuperare la macchina parcheggiata a due chilometri e poi il traffico etc.

Quest’anno c’è stato invece che la prozia di novant’anni che attende tutto l’anno per mettersi un maglioncino nuovo e venire al pranzo di natale per rivedere i parenti lontani, abbia deciso, la mattina di natale, di togliersi un bel callo che si trovava sul mignolo del suo piedino di fata. Che fa la vecchina previdente? Prende una bella forbicetta e…zac!, via il callo! Semplice no? Peccato che gli zii, andando a prendere la vecchina sbadata, l’hanno ritrovata in un mare di sangue, sangue dappertutto, in corridoio, nella vasca da bagno, in cucina, ovatta insanguinata sparsa ovunque, etc. Ebbene, dopo il primo shock iniziale da tragedia imminente, si è invece dovuto provvedere a cicatrizzare la ferita sanguinolenta, e trasportare la zietta sana e salva, magari in pantofole, all’agognato pranzo natalizio, a cui siamo poi approdati tutti, affamati, ma felici. Tanto felici.

(post scriptum: il trolley di regali? una valigia intera intendi? ebbene sì, ogni anno per uno strano crescendo di cui non mi sono ancora spiegata il funzionamento arcano, i regali natalizi, da iniziali pensierini, stanno prendendo proporzioni mostruose, sempre più grandi e costosi, sempre più pesanti e ingombranti, sempre più preziosi e originali (perchè sai, dopo anni, ma cosa puoi regalare che tu non abbia già regalato?), tra un po’ questi regali diventeranno tanto grandi e tanto tanti che ci si ingoiano a tutti e sette i parenti miei… e non è che abitiamo next door…no, per ritrovarci sono ore e ore di treno o di macchina, con pacchi e pacchetti appresso che tra un po’, davvero, prenderanno il sopravvento, si mangeranno la mia famiglia e banchetteranno al posto nostro, anzi no, tra un po’ saranno loro (vari ben ten, e barbi e gormiti vari) a impacchettare noi e darci via come originali pacchetti regalo per babybarbi e baby hello kitty)
Buon Atale!

Angurie

Io quest’anno ho brindato con l’assenzio, liscio. Io quest’anno conoscevo una persona sola alla cena di capodanno ma mi sa che era la persona che contava perchè io quest’anno non mi sono sentita per niente sola alla cena di capodanno. Quest’anno. Anzi no. L’anno scorso.

Buon 2010 a chi capita qui.