La bellezza del fai-da-te

Il primo giorno di vacanza da scuola mi sveglio presto, con una strana luce nello sguardo. Mi chiedono cos’hai? sei strana, io faccio la vaga, rispondo niente, non ho niente. Vado di là, mi assento. La luce curiosa nello sguardo si trasforma in un fuoco luciferino man mano che la mattinata trascorre, non ci credo nemmeno io, ma sta accadendo. Sento che è vero. Ho deciso.

Stamattina ridipingo le pareti di una stanza.

E’ così, non decido mai nulla, ma quando dentro di me si accende il fuoco vivo della determinazione non mi ferma più nessuno. Da troppi mesi vagheggio l’idea di farlo da me. Il meccanico dice basta indugiare, fai le cose; la gente dice, fallo tu! è bellissimo, è divertentissimo, ti fai unculocosì eh! però so’ soddisfazioni. Hanno ragione. Basta è ora di agire. Me l’ha detto il meccanico. Mi guardo un paio di video da Youtube sul fai-da-te, mi chiudo nella stanza, stando bene attenta a non farmi notare da sguardi indiscreti. Si comincia: devo spostare con la sola forza dei miei bicipiti due letti, una cassettiera, un’altra cassettiera, una libreria, una scrivania, una poltrona e soprattutto un armadio pieno di roba, il tutto senza farmi notare. Facile. Comincio.

Alla seconda cassettiera caccio un urlo. Manca un piedino e la cassettiera cade all’indietro, i libri accumulati sopra cadono facendo un gran baccano, la stampante per un soffio non cade anch’essa, e la cassettiera per poco non crolla addosso alla sottoscritta che nel frattempo caccia l’urlo. Continuo a fare la vaga e l’indifferente cercando rifugio sotto la suddetta cassettiera ma il nascondiglio non dura a lungo. Vengo trovata, soccorsa, rimproverata e rimessa nell’angolino.

Trascorrono alcuni giorni di sconforto e scoramento in cui tento di elaborare una morale per questo piacevole raccontino. Mi do obiettivi troppo alti? Mi metto in testa cose impossibili? ma se è impossibile, perché gli altri lo fanno? Mi inceppo in argomentazioni sterili.

Mi inceppo. Mi inceppo. Mi inceppo.

A Natale siamo tutti più buoni

Natale è arrivato e tutto il mondo è felice. Si accendono tante candele e si mette l’arrosto nel forno. Siccome è Natale l’arrosto non si brucia, tutti i regali sono azzeccati e tutti i parenti sono felici. Siccome è Natale, la vita è più bella, non si litiga più, ma ci si vuole più bene. Il giorno di Natale tutti sono felici di vedere i propri parenti e anche i parenti degli altri, del resto, a Natale siamo tutti fratelli ed è bello amare in nostro prossimo. A Natale abbiamo un sorriso sincero che ci sgorga dal profondo del nostro cuoricino, abbiamo i piedi puliti e siamo tutti impomatati e profumati. A Natale ci sfondiamo di cibo, ma che ci importa, l’importante è essere buoni ed avere acceso tutte le candele, anche quelle nel nostro cuore. Natale si cantano le canzoni del Natale, “quelli evetuo can dorne ve!” ma anche “ahiqua ntoti costola vermi a mato” ma anche “Last Christmas I gave you my heart” che da quando i miei studenti l’hanno cantata al concerto di natale io non riesco più a togliermela dalla testa. Ma è Natale, anche questo mi rende felice.

Domani io e tutti e sette i miei parenti saremo seduti allo stesso tavolo a farci gli auguri e mangiare i tortellini delicati. Mi porterò un taccuino per prendere appunti. Sono passati i tempi in cui mi dicevano: “Tu che non sei sposata, vieni qui, siediti sul trespolo vicino alla prozia di novant’anni che è zitella come te”, ma chissà, qualcosa potrebbe sempre saltar fuori.

Una piacevole passeggiata

Partecipo al test di preselezione al concorso per docenti, quella truffa legalizzata che ti costringe a fare un concorso per essere inserito in una graduatoria in cui già ti trovi. Mi mandano a Guidonia alle 9 di mattina di lunedì. Mi preparo bene, controllo il tragitto più volte su Google Maps, dalla stazione di Guidonia alla scuola è poco più di un chilometro, mi faccio una passeggiata. E così va, arrivo alla stazione con un’ora e dieci di anticipo, mi fermo a prendere caffè e cornetto, mi guardo qualche vetrina ancora chiusa, ho il sorriso sulle labbra. A un certo punto la strada cambia del tutto. Via le vetrine, via i bar, via i marciapiedi. Mi trovo su uno stradone statale in mezzo ad una zona industriale, mentre camion sfrecciano a tutta velocità. Proseguo, mi supera un autobus. Comincio a pensare che forse dovrei prenderne uno. Chiedo a un raro passante. Mi dice che la scuola è lontanissima, non ci si arriva a piedi. Sono le otto e mezza, ancora mezzo’ora, sono esausta. Mi fermo ad aspettare un autobus. Neanche l’ombra. Alle 845 mi rimetto in marcia, ormai quasi rassegnata che la scuola non la troverò. Corro. comincia una strada nel bel mezzo di campi coltivati, cammino rasente il guardrail, niente marciapiede, i camion mi sfiorano le orecchie. Finisce la strada, sono le 8.59. Non vedo scuole attorno a me, rallento, mi fermo. Le 9. L’ho perso. Alzo la testa e leggo: Liceo Scientifico M…. Volo al primo piano, gli addetti alla registrazione bloccano tutto, stavano cominciando ma mi aspettano. Mi danno il tempo di riprendermi, entro nell’aula predisposta, il commissario mi apostrofa con un: “E lei arriva direttamente con la gondola? Si sbrighi!” E poi: “La veneta, dov’è la veneta? è pronta?”. Rispondo di sì. Ho camminato per 4 chilometri. Maledetto Google Maps. Passo il test.

Piccoli momenti di gloria

Innanzitutto voglio condividere la soddisfazione del fatto che vi sto scrivendo dal treno che mi sta riportando a Roma, nonostante l’ironia di aver scoperto come collegarmi su internet in treno l’ultimo giorno in cui  prenderò il treno, visto che a Venezia ho sostanzialmente finito di andarci.

Poi, intendo condividere con voi anche che, nonostante sia una fase della mia vita in cui a fatica riesco a leggere un libro la sera, preferendo spesso un sudoku o un film; nonostante, inaspettatamente, mi ritrovi a trascorrere tre ore settimanali della mia vita in palestra, e del tempo, sempre eccedente ogni aspettativa, udite udite, in negozi di cosmetica dove acquisto a seconda dell’umore rossetti più o meno rossi, matite per gli occhi, primer e ombretti, e che altrettanto tempo io l’abbia trascorso su youtube a seguire i tutorial di Clio per imparare come applicare codesti trucchi, che per me hanno sempre rappresentato un mondo sconosciuto e misterioso; ecco dicevo, nonostante questa fase di apparente rimbecillimento (addirittura più del consueto) io oggi 14 dicembre, ad una bellissima lezione su La Banalità Del Male sia finalmente riuscita a porre LaDomanda!!! Ma aspettate!  non si è trattato solo di porre una domanda, con il fare timidino insicuro che voi oramai conoscete bene…. Ah no! dovete immaginarmi seduta in prima fila, con una gambetta accavallata sull’altra, lo sguardo acuto e la penna in mano lievemente sollevata, dovete immaginarmi con le spalle alla Lili Gruber che a un certo punto alzo la mano facendo non una domanda… ah no! Ebbene, io intervengo! non domando, intervengo! Noooo, non ci credete. Neanch’io. Intervengo interrompendo la domanda di una prof. spettatrice, dicendo, udite udite: “posso aggiungere qualcosa a questo riguardo?” per poi partire con il mio intervento (lasciatemelo chiamare intervento, sapete che la gloria dura ben poco) a cui la prof. relatrice ha commentato dicendo “più che giusto”. Insomma, sarà che sono stata minacciata con ricatti psicologici non da poco, sarà stato il meccanico in officina a spiazzarmi con i suoi paradossi (“più vuoi fare bella figura, meno ti prepari e più rischi di fare la parte dell’ebete”), sarà stato che il colloquio col mio tutor stamattina sulla tesi è stato molto piacevole e positivo, ma oggi sento di potermi permettere un po’ di soddisfazione.

Infine volevo avvertirvi che, visto che sono un po’ di mesi che vi lascio stare, non vi tormento con la questione del dottorato e delle mie performance più o meno idiote (tranne oggi), ho pensato bene, per ravvivare questo blog, di mettermi in contatto con l’altro scrittore, quello irlandese, per chiedergli un’intervista, il mio forte. La mia speranza di poter risolvere con una intervista via email è miseramente fallita subito. Lo scrittore mi invita a Dublino.

Bene, avremo di cui parlarci nei prossimi mesi.