Oggi è uno di quei giorni in cui è meglio per il resto dell’umanità che io non tocchi nulla. Dove poso mano, qualcosa si rompe, si frantuma, si sciupa.
Ho l’influ-anzia, e tutti i moccichini sparsi dappertutto in giro per casa. Sono una prodruttrice consapevole di moccichini.
Comunque. Volevo raccontarvi del viaggio in treno di questa settimana.
All’andata ho preso la multa. Beh, la multa sarebbe ammontata a 58 euro, ma la controllitrice impietosita mi ha fatto pagare 8 euro, cioè l’ammontare della tratta che non avevo pagato. Infatto dovevo smontare a Rovigo e invece sono smontata a Padova. Ma non è che volevo fare la furba. E’ che a Rovigo non poteva venirmi a prendere nessuno e ormai il biglietto l’avevo fatto, per cui sono dovuta scendere la fermata successiva. Non è mai successo che ti controllino il biglietto 10 minuti prima di scendere a Padova. Invece l’hanno fatto. Imbarazzo. Macchie rosse sul collo. Voce tremante. Comunque io lo sapevo. Me lo sentivo. Era tutto il giorno che ci pensavo. Oggi prendo la multa.
Questa è stata l’andata.
Il ritorno. Seduta posto corridoio, perchè all’inizio, i primi diciamo 150 viaggi tu prenoti il posto finestrino perchè che bello il paesaggio la poesia etc. Poi quando ti accorgi che hai bisogno di fre la pipì cambiare libro prendere il computer e insomma alzarti più di una volta capisci che conviene il posto corridoio. E così da qualche mese prendo il posto corridoio.
A Bologna arriva uno che mi fa: io sarei lì, posto finestrino, ma ci vuoi stare tu vero? tu vuoi stare vicino al finestrino vero?
(No, cazzo vuoi? avrei dovuto dirgli).
Inveve ho abbozzato sorrisetto e ho detto Vabeh, sono scivolata accanto nel posto finestrino, in trappola direi, e lui si è seduto al posto mio.
“Piacere Lucio! tu chi sei come ti chiami di dove sei quanti anni fai che lavoro fai che libro stai leggendo cos’è cosa ti piace come trovi il treno quanto hai pagato il biglietto il caffè lo prendi macchiato o ristretto?”
Allora è ufficiale: per me (parlo per me badate) le persone che attaccano bottone in treno sono degli invasori. Perchè, o tu che rompi i coglioni che ti siedi accanto a me, devi presumere che mi faccia piacere parlare due ore e mezzo con te? cosa te lo fa pensare che io abbia voglia di spiattellarti i miei fatti? perchè mi devi imporre la tua presenza per tre dico tre ore in cui io magari ho da fare? perchè devi costringermi a dirti scusi mi lasci in pace e costringermi a diventare io la maleducata e non te che per primo mi hai disturbato?
Poi. Possibile mi devi parlare con la faccia a trenta centimetri dalla mia dico io?
(scusa puoi allontanare la tua faccia dalla mia? ti puzza l’alito. Avrei dovuto dirgli).
Poi, gli steretipi si sprecavano:
-ah veneta. mm dunque: i veneti mi pare siano persone chiuse, persone fredde, no? è così vero?
– mah, non saprei mi sembrano generalizzazioni…
– no, no. i veneti sono così.
– poi credimi, non sono per niente rappresentativa come veneta, davvero ci ho solo vissuto a lungo…
– m. invece tu sei proprio veneta.
– …
E poi.
– tu comunque con quegli occhi chiari e i capelli biondi sei la tipica nordica.
– mah, io veramente… io non ho proprio nulla di nordico, mio nonno era siciliano, i miei di roma, i miei parenti paterni sono meridionali…
– e che c’entra, hai gli occhi chiari.
– ma che vuol dire, ormai non è che chi ha gli occhi chiari è del nord e chi ce li ha scuri è meridionale. non è più così.
– perchè ti arrabbi? ti sei arrabbiata.
– ma no… chi si arrabbia, dicevo solo…
– no, tu ti sei arrabbiata. Beh, puoi anche arrabbiarti resta il fatto: tu sei la tipica nordica, tu sei il prototipo della nordica. Ecco.
– vabeh.
– E’ inutile che ti arrabbi. E’ così.
E’ così. E’ così. Volevo strappargli a morsi quel naso che mi puntava davanti agli occhi (rimandi al desiderio di castrazione? sì sì come volete fate pure)
Volevo scendere dal treno e farmela a piedi fino a Roma pur di non sentirlo più parlare. Invece, sempre dicendo ma no non mi sono arrabbiata (e invece sì! sono incazzata nera, levati dai piedi!) mi sono discretamente messa le cuffiette salvifiche e ho riaperto il mio libro salvifico e mi sono spiritualmente isolata dal tizio invadente.
Certo. Io mi incazzo per nulla. Vero. Mi incazzo con lo sconosciuto del treno che vuole fare due chiacchiere, poverino. Vero. Io ho un problema con le etichette, è evidente. Certo.
E infatti all’officina ci vado anche per questo.
Però cercate di capirmi. Io non occupo quasi nessuno spazio. Sono piccola e bassa, non dò fastidio a nessuno. Non parlo se non interpellata.
Il mio spazio vitale è minimo, infinitesimale. Sono la persona più educata dell’universo intero. Tutta la mia formazione, è stata basata sulla buona educazione ahimé. Sono la persona più educata dell’universo. Io al ristorante, prendo la forchetta giusta. Io comincio una frase con grazie e la finisco con scusa, io. Quindi, se tu sconosciuto del treno per nessuna ragione al mondo occupi quella parte infinitesimale dello spazio vitale che mi appartiene – fisico e spirituale e verbale – io mi ti mangio. Io poi faccio finta di niente, non ti dico nulla. Anzi magari ti chiedo scusa io, però tu sappi che ti sei mangiato quella poca poca aria che mi serve per respirare.