La storia della smartbox racconta che due natali fa lui (gli daremo anche un nome, datemi tempo) – cosciente del suo amore smodato ma represso per i viaggi, del suo bisogno di evasione dal ritmo monotono della vita di tutti giorni e del suo desiderio di liberarsi di tanto in tanto del ruolo fortemente rigoroso e controllato che il suo lavoro e il suo temperamento le impongono – le regalò una smartbox – Fuga dalla città. Tale regalo fu ricevuto con somma sorpresa, grande entusiasmo e finanche commozione, quella commozione che solo una persona che ti conosce fin nel profondo del cuore può suscitare.
Dopodiché lei attese. Attese che suddetta scatola si trasformasse magicamente in un’effettiva notte (un’unica notte) trascorsa fuori casa. Attese che il buono, perché di ciò si tratta, si convertisse in regalo. Attese che il viaggio in potenza si tramutasse in un viaggio reale. Ciò non avvenne mai. Il regalo era quello. La smartbox.
La promessa di un viaggio, ma senza il viaggio.
La nostra eroina capì che l’unico modo per impedire che la scatolina si trasformasse in un vaso di pandora colmo di malanimo e cattivi sentimenti, era quello di organizzare lei stessa il viaggio. E così fece, tralasciando ogni seppur minimo residuo di romanticismo rimasto. Dopo due giorni le annullarono il weekend. La struttura era già piena, il posto era quello sbagliato, i tempi erano mal calcolati.
Ora è passato un anno e mezzo. La smartbox scade ad aprile. Reduci da un mese piuttosto faticoso e da sbalzi di umore non sempre facilmente gestibili, i due hanno deciso di riprovarci. Domani partono.
Lei ha la febbre da tre giornii. E dicono che domani nevicherà in tutto il centro Italia.
Partono ugualmente. Del resto lei ama l’avventura e di questo piccolo viaggio ne ha molto bisogno.